Dopo aver superato la fase più critica dell’emergenza sanitaria, la Cina ora si concentra a far ripartire la sua economia.
C’è infatti una ripresa della capacità lavorativa, conquistando il 97% della produzione dopo l’interruzione forzata di gennaio e febbraio.

I big data relativi al consumo di carbone, spedizioni di ferro verso la Cina, inquinamento urbano, scorte di rame e alluminio, del traffico cittadino e sull’utilizzo di elettricità confermano questa ripresa…

Già 3000 miliardi di yuan ($425 mld) sono stati messi in campo sotto forma di stabilizzatori automatici, tagli delle tasse e dei contributi sociali, emissioni straordinarie di bond, sostegno finanziario alle piccole e medie imprese, nuovi investimenti infrastrutturali; ed entro fine anno ci si aspetta che lo stimolo fiscale prosegua portando il disavanzo pubblico intorno al 6,5% del PIL e forse oltre.

In parallelo anche la banca centrale cinese (PBoC) ha messo in campo vari interventi tra cui la riduzione dei requisiti di riserva obbligatoria, il taglio dei tassi d’interesse e ripetute iniezioni di liquidità tramite reverse repo (operazioni di pronti-contro-termine inverso) e prestiti straordinari (special re-lending facility) a un pool di nove banche col vincolo di prestare le somme ricevute alle imprese produttive entro due giorni.

Ma soprattutto sono in gioco scelte strategiche che mirano a rafforzare ulteriormente gli investimenti sul digitale. Il razionale è molto semplice. La recente emergenza sanitaria ha modificato le componenti-chiave nella domanda di beni e servizi nella direzione di una vita più ‘domestica’ (c.d. stay-at-home-economy). Non a caso tra gennaio e febbraio, mentre le vendite al dettaglio crollavano del 20,5% su base annua, c’è stato un boom delle vendite online di beni che, secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica, hanno registrato un incremento del 3%, arrivando a 1123,3 miliardi di yuan ($159,1 mld). In particolare, le vendite online al dettaglio di beni di prima necessità sono aumentate del 7,5%.

Discorso analogo vale per altri beni e servizi accessibili tramite la rete come le consegne a domicilio, l’home entertainment, le teleconferenze e i software per il lavoro da remoto. Un’ulteriore conferma viene dal mercato azionario, dove nel periodo di picco dei contagi, gli indici del comparto IT (Information Technology) e del comparto delle telecomunicazioni si sono mossi in controtendenza rispetto agli indici generali (in perdita) e hanno guadagnato addirittura più di quelli del comparto sanitario.

La ripresa ha una dinamica diversa; l’esperienza del Coronavirus ha modificato infatti le priorità delle famiglie ed individui dando un impulso maggiore all’economia digitale.

L’economia digitale rappresenta il futuro della Cina, già in crescita prima del Coronavirus ad un tasso di oltre il 20% l’anno, occupando circa un quarto della forza lavoro.

L’estensione dell’utilizzo di internet  crea un aumento dei pdati personali che digitalizzati in modo intelligente e diventare utili per gli oggetti collegati alla rete. Un esempio utile per semplificare questo concetto è il settore pubblico, i cui dati possono essere utilizzati per migliorare i servizi pubblici e assumere decisioni basate sulla preziosa mole di informazioni ottenibile dall’analisi dei big data.

Questa attività è già tutt’ora applicata dalle autorità cinesi, ormai pienamente in grado di tracciare i movimenti degli individui, di misurarne l’eventuale contagiosità proprio grazie ad una app installata sul proprio cellulare che permette di mapparne lo stato di salute, valutarne la pericolosità per la salute pubblica e, infine, dare disposizioni sulla sua possibilità di circolazione.

L’altro ambito di forte espansione delle tecnologie digitali è quello ddei pagamenti digitali: la PBoC ha completato di recente la fase di progettazione di una valuta digitale con una bozza di impianto normativo che ne governerà la circolazione. Tutto ciò è posssibile con la infrastruttur di rete cellulare a banda largaa 5G. Chi si contende questo settore sono la Cina e gli Stati Uniti. Considerando infatti che la SCO (tra cui Cina, Russia e India) rappresentano il 60% della popolazione mondiale, la decisione può mettere in discussione la possibilità di avere il dollaro come valuta internazionale.

Tutto questo succede mentre l’Europa con i suoi vecchi schemi, e ovviamente fuori dal gioco, cerca di uscire dall’incubo Coronavirus…

Se vuoi essere sempre informato, iscriviti alla notra newsletter

Le notizie piu lette dal nostro sito, del mondo dello sdoganamento.

Grazie! Ti sei iscritto correttamente alla nostra newsletter, avrai presto nostre notizie!

Share This